Raccolte di saggi, nuove traduzioni, nuove imprese editoriali
Dietro insistenza degli amici, soprattutto peruviani, Antonio raccoglie nel 1999, in Leyendo Mariátegui (1967-1998), i saggi su Mariátegui scritti nell'arco di un trentennio.
Nel Prólogo ricorda brevemente le tappe del suo avvicinamento al pensatore peruviano, accenna all'importanza del momento politico che l'Italia attraversava allora, la suggestione che esercitava sui giovani la rivoluzione cubana, la sua stessa meraviglia di fronte al clamore che aveva suscitato il suo primo articolo.
«A pesar del entusiasmo y del inevitable narcisismo juvenil, tenía una clara consencia de sus limitaciones», ricorda. 53
E ricorda poi il viaggio del 1970, l'amicizia con la famiglia Mariátegui.
Altro momento significativo, dieci anni dopo, il Colloquio internazionale a Culiacán (in Messico), dove aveva trovato l'opportunità di incontrare, oltre a studiosi che già conosceva (come Alberto Tauro, César Lévano, Tomás Escajadillo) anche il giovane Alberto Flores Galindo, e poi intellettuali argentini esiliati in Messico, come José Aricó.
Raccogliere la corrispondenza di Mariátegui, pubblicata nel 1984, gli ha permesso poi una migliore messa a fuoco dell'«immenso trabajo intelectual y político desplegado por el autor en su corta vida» 54.
Individua infine una tappa finale del suo lavoro critico nella prefazione a Mariátegui Total 55, per concludere: «Yo, por mi parte, sigo pensando que mi mejor ensajo sobre Mariátegui es el que tengo todavía que escribir». 56
Il Prólogo al volume è datato in calce «Siena, mayo de 1999».
Antonio infatti dall'autunno del 1996 risiede definitivamente in quella città, dove divide la vita con la senese Lucia Lorenzini - traduttrice, collaboratrice nelle imprese editoriali e nei viaggi di Antonio - che diventerà sua seconda moglie.
In questa continua tensione verso lavori futuri si inserisce felicemente un progetto editoriale nato nell'autunno 1998, una nuova edizione italiana dell'opera completa di Jorge Luis Borges per la casa editrice Adelphi di Milano.
La pubblicazione di un'opera «complessa e vasta come quella di Borges» - ricorda Tommaso Scarano, lo studioso coinvolto con Antonio nel progetto insieme a Fabio Rodríguez Amaya - «richiedeva la competenza di specialisti della materia in grado di programmare tempi e modi delle pubblicazioni, di risolvere i numerosi problemi di tipo filologico testuale dovuti all'assenza di un'edizione critica dell'originale, di coordinare i traduttori, di provvedere a corredare i volumi di adeguati apparati che ne facilitassero la fruizione». 57
Viene così messo a fuoco «un preciso modello di volume (testo ove possibile filologicamente definito, nota al testo che fornisse informazioni utili al lettore, postfazione che, senza rinunciare alla complessità dell'oggetto, svolgesse un discorso critico abbordabile anche da non specialisti)».
I tre responsabili programmano già nella prima riunione un quinquennio di uscite (due volumi all'anno, alternando narrativa, poesia e saggistica), in un piano minuzioso che comprende anche l'attribuzione dei singoli testi. E, almeno per i primi anni, sono frequenti i viaggi a Milano per incontri con il direttore editoriale.
Insomma un impegno, conclude Scarano, che durava da molti anni e che pure li rendeva felici, ogni volta che un volume usciva in libreria, come fosse la prima volta. 58
Dal 1998 al 2016 escono infatti per la cura di Antonio dieci volumi, tutti tradotti da Lucia Lorenzini, meno Finzioni, di cui lui stesso ha assunto l'impegno della traduzione. 59
E proprio su Finzioni si sofferma puntigliosamente Antonio, in un articolo del 2006, durante il quale parla del progetto quasi con le stesse parole usate da Tommaso Scarano. Aggiunge però come la novità più importante delle edizioni Adelphi era stata la proposta di nuove traduzioni.
«Esta operación» - osserva- «ha representado hasta ahora la experiencia más notable de toda la empresa, estimulando un nuevo acercamento exegético al escritor» 60 Infatti, a differenza di quanto si può notare per le precedenti traduzioni, quasi tutte invecchiate, «la lengua literaria de Borges se mantiene magicamente en toda su frescura y modernidad». 61
A partire dalla metà degli anni 2000 un aiuto valido alle attività editoriali di Antonio, in cui vengono coinvolti anche i suoi allievi del Master in traduzione letteraria, è la collaborazione, durata alcuni anni, con la casa editrice Gorée, di Iesa (Siena), che vuole offrire ai lettori la possibilità di addentrarsi in mondi letterari lontani, come l'Africa e l'America Latina.
Antonio dirige due collane, «Le voci della terra», dedicata alla poesia indigena, e «Impronte di parole», sulle improvvisazioni poetiche in America Latina e in Europa.
Nel 2005 scrive la prefazione a Cantare del poeta e del bandito, dell'argentino Héctor Tizón, nel 2006 all'opera di Luisa Valenzuela, Realtà nazionale vista dal letto.
Dello stesso anno è il prologo all'antologia del repentismo cubano Cuba improvvisa, che documenta gli approfondimenti nei confronti delle conoscenze delle culture indigene latinoamericane - in particolare nei confronti delle improvvisazioni poetiche - che Antonio sta in questi anni attuando, con traduzioni personali, e con convegni.
Alle spalle c'è infatti il convegno cagliaritano del settembre 2005, Intrecci di culture. Marginalità ed egemonia in America Latina e Mediterraneo, che produrrà il volume omonimo, uscito nel 2008.
Nel suo intervento a quel convegno Antonio, rifacendosi alle prospettive e ai risultati finora raggiunti dai convegni di JALLA, precisa come quel riferimento al mondo andino «non ha mai voluto significare una limitazione geografica», ma che fin dall'inizio «è stato interpretato come metafora di una più generale situazione di multilinguismo e multiculturalità». 62 Da qui un'analisi più approfondita della decima, «un metro complesso di origine colta che in America è stato piegato a espressione fondamentale della poesia popolare». 63
Infatti, uscendo dai consueti confini andini, Antonio si cimenta in una traduzione dalla lingua mapuche, pubblicando per Gorée, sempre nel 2006, i componimenti di una poetessa cilena, Rayen Kvyeh, che scrive in mapudung, «la lingua della terra».
54 Ibidem, p.7.
55 Cfr. José Carlos Mariátegui, Mariategui Total: 100 años, Lima, Amauta, 1994 (2 volumi).
56 A.M., Prólogo cit., p. 8.
57 Questa e le successive sono in una comunicazione, scritta a Guido Melis il 19 marzo 2019, ora in Archivio Melis.
58 L'ultimo loro incontro sarà a Firenze, il 26 gennaio 2016, insieme a Giorgio Pinotti, responsabile editoriale di Adelphi. Antonio «aveva con sé» - ricorda l'amico - «una proposta editoriale che avrebbe coperto molti anni a venire».
59 Jorge Luis Borges, Finzioni, a cura di A. M., Milano, Adelphi, 2003.
60 A.M., Pierre Menard, traductor de Borges, in «Vanderbilt e Journal of Luso Hispanic Studies», n.3 (2006), pp.135-141: p.131.
61 Ibidem, p.132. Parla poi del confronto continuo e faticoso, mentre traduceva Ficciones, con la traduzione di Franco Lucentini. Alla fine, nel dare conto delle sue scelte viene trascinato in un gioco di rimandi speculari e di identificazioni (a loro volta tipicamente borgesiane) con confessioni e dubbi sul mestiere del traduttore.
62 A. M., L'improvvisazione poetica: residuo arcaico o cultura alternativa?, in Intrecci di culture. Marginalità ed egemonia in America Latina e Mediterraneo, a cura di Gianna Carla Marras e Riccardo Badini, Roma, Meltemi, 2008, p.233
63 A. M., Prima stazione: Cuba,in Cuba improvvisa. Antologia del repentismo cubano. Selezione di decime improvvisate, a cura di Giuliana Della Valle e David Mitrani, Iesa, Gorée, 2006, p.XIII.